San Crisogono è una delle basiliche paleocristiane più suggestive dell’Urbe. Attraverso la sua storia archeologica, tra muri sovrapposti e affreschi straordinari ci raccontano ancora una realtà lontana quasi duemila anni.
La basilica si trova nel cuore di Trastevere, in Piazza Sonnino, a due passi dal Lungotevere Sanzio e non lontano dall’Isola Tiberina. Non tutti sanno che, appena 5 metri sotto il manto stradale, si trova la testimonianza spettacolare dell’antichità del culto cristiano nel quartiere.
LA BASILICA ATTUALE
La facciata della chiesa originariamente si presentava diversamente come sappiamo da alcune antiche incisioni. Il portico a colonne e gli stemmi dei Borghese sono tra le particolarità. A lato, il campanile in stile romanico risale, come il resto del complesso, al XII secolo, per volere di Giovanni da Crema. In seguito il complesso subì gli interventi del cardinale Borghese.
La chiesa medievale venne a sostituire quella antica probabilmente a causa delle inondazioni del Tevere che avevano innalzato il livello del terreno con i continui depositi alluvionali. Infatti la differenza di livello tra le due costruzioni è di circa 5 metri. In più l’antica aula di culto doveva essere in condizioni fatiscenti.
La nuova chiesa risulta spostata rispetto alla precedente tanto che il suo muro di fondazione divide nettamente l’aula antica in due parti, e fu costruita per volontà del cardinale Giovanni da Crema, come ricordano alcune iscrizioni all’interno, e sempre per opera sua vennero costruiti nelle vicinanze un oratorio e un convento. Durante il XVI secolo il cardinale Scipione attuò un programma di restauro affidandosi all’architetto romano Giovanni Battista Soria, il quale apportò delle modifiche secondo la moda dell’epoca.
Gli intervanti del Soria toccarono anche la facciata ma lasciando intatta la sua semplicità.
Entrando nella Basilica quella che si respira è l’aria squisitamente barocca. La luce all’interno è rarefatta, la penombra induce al silenzio e al raccoglimento. La chiesa è a tre navate con transetto, arco trionfale e abside con tre cappelle laterali. La divisione a tre navate è ad opera di colonne di spoglio su cui poggia l’architrave. Il pavimento è in cosmatesco, come in molte altre basiliche romane, mentre il soffitto è ligneo è a cassettoni nella navata centrale e a botte in quelle laterali.
La zona del presbiterio attira l’attenzione sin dall’entrata per la presenza di una splendido baldacchino di XVII secolo che sormonta l’altare sotto il quale sono conservate le reliquie del santo. L’abside mostra stucchi dorati con scene di vita di San Crisogono risalenti anch’essi al XVII secolo, mentre il mosaico raffigurante la Madonna con bambino tra i santi Crisogono e Giacomo è di XIII secolo.
Le cappelle delle navate laterali furono decorate nel corso dei secoli anche da personaggi illustri come il Guercino, il Cavallini e il Bernini. Tra quelle di maggiore interesse c’è quella dedicata alla Madonna dove vennero collocati i resti della Beata Anna Maria Taigi, morta nel XIX secolo e romana di adozione, molto venerata a Roma per le sue virtù eccezionali.
Alla basilica paleocristiana si accede dalla sagrestia, accanto alla quale va notato lo splendido altarino in cosmatesco.
LA BASILICA PALEOCRISTIANA
L'attuale quartiere di Trastevere in antichità corrispondeva alla XIV Regione Augustea e successivamente alla VII Regione Ecclesiastica (la più vasta). Formato prevalentemente da depositi fluvio-lacustri e alture con formazione tufacea solcate da torrenti che formavano stagli che conferivano al posto un'aria insalubre. Per ovviare a problemi di percorribilità erano previste strade sopraelevate. Solo con Aureliano (III secolo) il quartiere venne compreso nel pomerio (la cinta giuridico-sacrale che delimitava Roma) e cinta dalle mura Aureliane in opera laterizia con tre porte in corrispondenza delle vie principali (Portuense, Aurelia, Settimiana).
La regione era popolata da gente di ceto umile, molti stranieri e una vasta comunità ebraica. In epoca imperiale erano molte le ville aristocratiche come la famosa Villa Farnesina. Molti erano anche gli horrea (magazzini commerciali) e insulae. Proprio vicino a San Crisogono c'era l'Excubitorium della VI coorte (un distaccamento dei vigili ricavato in una casa privata. L'edificio si trova attualmente 6 metri sotto il manto stradale dandoci la quota dell'abitato antico.
Durante il III-IV secolo ci fu il massimo sviluppo della regione con edifici a carattere pubblico, privato e commerciale.
E' in questo contesto che, nello stesso periodo, si instaura la comunità cristiana di cui conosciamo i 3 tituli che trovarono posto in domus preesistenti: Titulus Ceciliae, Titulus Callisti e il Titulus Chrysogoni.
L’antico luogo di culto si trova attualmente 5 metri sotto il manto stradale e venne abbandonato nel XIII secolo quando venne costruita la basilica soprastante, sicuramente a causa delle continue esondazioni del Tevere che avevano innalzato il livello del terreno con l’apporto continuo di fango. Un fenomeno riscontrabile in tutta Roma.
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La zona nord con resti di affreschi. In fondo la scala che permette di accedere alla zona del nartece. |
L’impatto con la basilica sotterranea è davvero suggestivo. La scala immette direttamente nella zona dell’abside antico e la visuale dall’alto mentre si scende lascia senza fiato. Proprio nell’abside era posizionata la cosiddetta fenestella confessionis da dove il fedele si affacciava per contemplare le reliquie del santo.
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Affreschi della zona nord. Vita e miracoli di San Benedetto |
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Tracce di affreschi nella zona nord |
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Tracce di affreschi nella zona nord |
Secondo la Passio San Crisogono sarebbe un santo proveniente da Aquileia martirizzato per decapitazione nel IV secolo e solo in un secondo momento, nel VI secolo, canonizzato. Non si trattava dunque di un martire romano e le sue spoglie furono trasferite a Roma nel VII secolo.
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Resti di mosaico nella zona orientale del nartece |
L’antica basilica è conservata nella sua interezza per quanto riguarda il perimetro murario ma a causa dei continui rimaneggiamenti in passato la lettura stratigrafica, per dirla con un termine tecnico, è davvero complessa e ancora oggi alcuni punti restano di difficile interpretazione. Quel che è certo che i cristiani del IV d.C. si installarono su un’antica casa romana e ne riutilizzarono le murature.
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La zona del nartece a est |
La prassi di utilizzare case di privati per svolgere il rito cristinano era molto comune nei primi secoli dell’era cristiana. A queste case veniva dato il nome di domus ecclesiae che spesso venivano ad opsitare i tituli (il termine deriva dal nome del proprietario della casa che di solito era apposto come un titolo all’ingresso), cioè i precursori delle odierne parrocchie. E quello di San Crisogono è uno dei tituli più antichi di Roma.
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La zona del nartece a est |
Inizialmente lo spazio liturgico era molto limitato ma le continue esigenze e l’ampliarsi della comunità cristiana portarono all’allargamento della domus che ben presto divenne una vera basilica.
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Particolare della cripta anulare |
Guardando ora queste antiche vestigia è difficile rendersi pienamente conto di come doveva essere l’ambiente in origine. Il visitatore è portato a credere che esso fosse diviso in navate dal possente muro che oggi divide in due la basilica. E’ solo un’illusione: quel muro non è altro che il muro di fondazione della basilica moderna. L’antica basilica di San Crisogono era ad una sola navata.
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Veduta della zona sud |
L’aula per la preghiera era quindi aperta ma i fedeli potevano arrivare solo a metà della navata: ancora oggi restano le tracce dei muretti divisori che facevano da spartiacque tra la zona destinata ai fedeli e quella dedicata agli officianti.
Analisi archeologica e stratigrafica
II secolo.
Come già accennato la prima aula di culto venne ad impostarsi una precedente domus di II secolo di cui restano pochissime tracce in mattoni nella zona dell'abside, del battistero e della fenestella confessionis.
III-IV secolo.
E’ in questo periodo che la comunità cristiana poté usufruire di una vera basilica mononave in laterizi a cui fu aggiunto un ingresso monumentale a est in opera listata (mattoni e tufelli) di cui si notano ancora le arcate e che doveva essere un nartece a tre archi di cui il centrale più largo dei laterali. Questa prima aula presentava tre porte e una finestra sul muro nord aperte in una fase leggermente successiva mentre sul lato sud si trovavano due porte e una finestra. Sembrerebbe dunque che la basilica fosse aperta su tre lati che davano su cortili, portici o altri vani (non risultano strade nelle vicinanze) Verso ovest non si è in grado di stabilire se vi fosse o meno un abside vista la presenza del possente muro di fondazione della basilica soprastante ma in caso vi fosse stata essa non doveva essere molto grande visto lo scarso spessore dei muri perimetrali. Sempre nella zona ovest si trovavo sia a nord che a sud due bassi muretti in muratura irregolare di poco posteriori al resto dell’edificio e che dovevano fungere da cancelli, poi demoliti, che probabilmente separavano la zona del presbiterio da quella dei fedeli. Tutta questa zona si trova ad un livello inferiore rispetto a quella che sarà la basilica antica successiva. Ancora oggi è possibile avvertire i dislivello che in alcuni punto forma uno scalino.
Metà V secolo.
La basilica fu ampliata verso ovest con un abside, il tutto in opera mista. Il pavimento venne innalzato di circa 51 cm rispetto alla prima fase e decorato in opus sectile come dimostrano le tracce delle preparazione e alcuni resti. I precedenti cancelli di separazioni furono demoliti (ma restano delle tracce). Quello verso nord è ancora visibile. Vengono innalzati dei pilasti verso est per dividere il nartece dall’aula. Venne aggiunta l’abside che innalzava di 46 cm rispetto al livello del nuovo ampliamento. Ai lati dell’abside vengono aggiunti due vani di diversa grandezza (richiamano per posizione i cosiddetti pastofòri orientali):
Il secretarium, quello verso nord è il più piccolo aveva l’accesso dalla navata. Era probabilmente un ripostiglio per paramenti sacri. Restano tracce di pavimentazione in mosaico e un affresco
Il battistero, il vano a sud, aveva l’accesso solo dall’esterno in origine. Venne obliterato dal muro di fondazione di XII. In origine doveva essere largo il doppio. Ciò è dimostrato anche dal fatto che la vasca battesimale risulta tagliata insieme agli affreschi. In asse con la vasca si trova l’entrata verso ovest che in origine doveva essere fiancheggiata da due finestre. Ne resta solo una verso nord. La fonte battesimale ha un diametro di 2,6 m e consiste in un muro circolare con all’interno quattro muri semicircolari. All’esterno risulta esagonale. Sul fondo ci sono canalette di scolo per l’acqua che immettono in una fogna a cappuccina.
VI-VII secolo.
Le antiche porte e finestre furono tamponate con un'opera mista differente, tranne la porta più orientale della zona nord che fu invece ristretta (successivamente vi sarà ricavato un piccolo vano). Vengono costruiti i cancelli di separazione tra aula e presbiterio, ora spostati più ad ovest, in opera mista. Attualmente se ne vede solo uno, quello a nord.
VII secolo.
Venne costruita una schola cantorum in un'opera mista diversa da tutte le altre impiegate fino ad ora (tufelli e uno strato di mattoni) e che non si ripete in altre zone della basilica. In realtà questa schola cantorum sembra essere stata il prolungamento del recinto della memoria. Solo quando venne costruita la cripta (VIII secolo) venne trasformata in schola cantorum. Essa andava dall’abside alla navata e copriva la confessione. Ai lati di questa si trovano i resti di scalini frontali.
VIII secolo.
Con Gregorio III (731-741 d.C.) il presbiterio venne diviso dall'aula con un muro in mattoni e tufi e venne progettata la cripta anulare, tra le prime ad essere costruite in tutta Roma. Il muro che separava l’abside dal resto della basilica viene tagliato in due punti a nord e sud per permettere l’accesso a corridoio anulare e al corridoio perpendicolare che conduceva alla fenestella confessionis. Gli affreschi che decorano l’abside e il Liber Pontificalis hanno permesso la datazione di questa ulteriore modifica. La forma del corridoio tende più al ferro di cavallo che al semicircolare grazie ai pilastri posti all’inizio dell’abside per l’appoggio delle lastre di pietra che dovevano fare da soffitto per la cripta e da pavimento per il sovrastante presbiterio. Queste lastre erano inserite in un incavo fatto a scalpello nel muro. Restano ancora tracce della zona di inserimento. Alla cripta si accedeva tramite scale. Entro la curva dell’abside, al di sopra della cripta, si trovavano l’altare e il ciborio in corrispondenza della confessione
IX secolo.
Nel settore nord, in corrispondenza della porta rimasta aperta viene costruita un piccolo oratorio con bassi cancelli al quale si accede tramite pochi scalini determinando così un ulteriore cambio di livello del terreno all’interno della navata.
XII secolo.
I muri perimetrali vengono restaurati. Gli archi dell’entrata vengono chiusi e demoliti e sostituiti con porte e muri in mattoni.
1123 d.C.
La basilica paleocristiana viene abbandonata anche se probabilmente si poteva ancora accedere ad essa dalle scale e la porta rimasta aperta a nord che viene ulteriormente ristretta. Le scale sono contemporanee a questo intervento.
Gli affreschi
La decorazione dell'antica aula di culto è purtroppo molto danneggiata ma ciò che resta ha permesso di capire a quale epoca appartenesse e ci da un'idea di come doveva essere in passato.
Gli affreschi nei pressi della fenestella confessionis.
Sono tra i più danneggiati e scarsamente visibili. Essi risalgono all'epoca di Gregorio III (VIII secolo). Ai lati della fenestella restano solo pochi frammenti di intonaco con tracce di affreschi e la scritta IEZA.
Il breve corridoio rettilineo che porta alla confessione presenta anch'esso degli affreschi: sulla parete sinistra sono raffigurati tre personaggi, San Rufino e San Crisogono affrontati tra due colonnine tortili che dividono il tutto in due pannelli, e Sant'Anastasia. Il primo indossa una clamide rossa su una tunica gialla con fibula sull'omero destro (la presenza di San Rufino si spiega con il fatto che egli fu sepolto nel cimitero di Santa Generosa a cui la basilica di San Crisogono era collegiata). San Crisogono ha invece una tunica bianca con pallio rosso con clavi, tipico dei cavalieri romani. Ha l'avambraccio sollevato con la mano aperta. Infine Sant'Anastasia veste una tunica con perle, un velo sul capo con fermagli sulla fronte una piccola croce ricevuta con la palma del martirio. Sulla testa un'aureola mentre nella mano destra ha una corona gemmata.
La decorazione dell'abside.
Viene attribuita a Gregorio III per i caratteri stilistici. Si tratta di pitture di dischi di porfido e serpentino inseriti in losanghe (anche a Santa Sabina sull'Aventino si trova lo stesso tipo di decorazione nei triangoli mistilinei in opus sectile marmoreum), ampi dischi con su aste incrociate terminanti in sfere minori (l'ispirazione viene dai tessuti).
Nel catino absidale, in base alla silloge Lauresnamensis I si trovava una iscrizione che correva lungo la linea dello spiccato che si riferiva probabilmente alla decorazione, probabilmente musiva, di Gregorio III.
Gli affreschi del muro sud.
Hanno differenti datazioni. Al VI-VII secolo risale la serie di vela, cioè drappi bianchi con al centro la croce gemmata e sopra scene di Nuovo Testamento di cui ne restano 4 ma solo una riconoscibile: si tratta della scena dei 3 ebrei nella fornace dove un personaggio ha un libro chiuso in mano, un'altra figura maschile in piedi con pallio bianco con macchie rosse si trova dentro una struttura architettonica color giallo avvolta dalle fiamme. Il tutto era incorniciato da una fascia rossa con scritta VOTUM SOLVIT.
Al di sopra di questi affreschi si trovano altre decorazioni di VIII secolo con il motivo dei vela, immagini clipeate e episodi evangelici. Sono ancora visibili ritratti di santi con didascalie bianche verticali tra cui i martiri Agapito e Felicissimo (quest'ultimo potrebbe essere Sisto III martirizzato con i due santi nel 258 d.C. durante l'impero di Decio e Valeriano) la cui immagine è tagliata da una porta aperta in un periodo posteriore alla decorazione gregoriana la quale è commemorata da una iscrizione che celebra il restauro della basilica.
Gli affreschi del muro nord.
Presentano nella parte bassa affreschi di VIII secolo rappresentanti dei vela mentre al X secolo risale un affresco in due registri: in alto restano solo poche tracce di decorazione perduta al momento della costruzione della basilica medievale (è tagliato dal pavimento); in basso sono rappresentati la Vita e i Miracoli di San Benedetto. Il santo è in trono fuori da una chiesa a due torri e indossa un cappuccio e una aureola. Il momento descritto è quello in cui il santo guarisce un lebbroso, anch'esso rappresentato con corpo maculato. Nelle vicinanze un'altra figura umana e una testa di drago. Il tutto sotto una cornice sostenuta da colonnine. La pittura proseguiva nella parete interna del nartece. Restano ancora tracce di una figura gigantesca e un altro personaggio.