domenica 15 maggio 2011

La statua equestre di Marco Aurelio al Campidoglio


Collocata nell'ampia e luminosa Esedra del Palazzo dei Conservatori (Musei Capitolini) dopo essere stata spostata, per motivi di conservazione, dal centro della piazza del Campidoglio,  la statua è una dei rari bronzi antichi giunti sino a noi dall'antichità.
Marco Aurelio è raffigurato nell'atto di parlare a popolo, con il braccio destro levato,  e monta un cavallo che in origine poggiava la zampa destra sulla testa di un barbaro sconfitto. Attualmente la zampa è sospesa in aria. Restano ancora tracce della originaria doratura sul viso e sul manto dell'imperatore, sulla destra e sul dorso del cavallo.




L'anno di erezione della statua è il 176 d.C. ma in luogo in cui fu posta è tuttora dibattuto, si ipotizza il Foro Romano, oppure Piazza Colonna dove oggi c'è la colonna Antonina e dove un tempo sorgeva un tempio. Durante l'alto Medioevo la statua venne risparmiata dall'essere fusa poichè si credeva che rappresentasse l'imperatore. Solo più tardi, con l'aiuto delle immagini incise sulle monete si arrivò all'identificazione di Marco Aurelio. Nell'VIII secolo venne spostata al Laterano e successivamente trasferita nella piazza del Campidoglio nel 1538 per volere di Paolo III e innalzata su un piedistallo  disegnato da Michelangelo, ornato di gigli di Paolo III e un elegium del '500. Quando nel 1979 il Campidoglio fu oggetto di un attentato dinamitardo la statua rimase gravemente danneggiata con lesioni alle zampe del cavallo e un gravissimo processo di corrosione di cui ci si rese conto solo in quel momento. Così nel 1981 cominciò il suo restauro, concluso nel 1990. Già nel XIX secolo la statua equestra era stata sottoposta a restauro da Carlo Fea  che per ovviare a problemi di stabilità dovuti alla corrosione dell'acqua colò del metallo nella zampe del cavallo. Il pericolo di ulteriore corrosione dell'opera ha impedito il ricollocamento sulla piazza dove ora si trova una copia la cui esecuzione merita di essere ricordata.







La realizzazione della copia.


Quando nel 1981 la statua venne rimossa per essere restaurata ci si pose anche il problema di come ottenere una copia che fosse davvero fedele all'originale. Le normali tecniche eseguite con calco diretto, con compasso o pantografo sono ormai considerate superate. Per questo motivo si decise di ricorrere alla fotogrammetria.
A causa della scarsa adesione al bronzo doratura superficiale della statua non è stato possibile procedere con il calco diretto e rischiare di perdere l'oro ancora presente. Così si decise di optare per un modello fotogrammetrico sia per il cavallo che per Marco Aurelio. La tecnica fu applicata per la prima volta ad una scultura di tali dimensioni (4x4, 1x2,3 m).
Si procedette nel modo seguente: una volta eseguita la campionatura di più di 450.000 punti sia per il cavallo che per il cavalieri si creò il modello fotogrammetrico grazie ad un software specifico. Il risultato furono lastre di cloruro di polivinile di 5 mm di spessore ciascuna assemblate successivamente su una struttura in acciaio, il vero e proprio modello del monumento. Fu calcolata anche la percentuale di ritiro che subisce il bronzo nel procedimento di fusione a cera persa. In questo modo l'opera risultante avrà le stesse dimensioni dell'originale, a differenza di quanto sarebbe accaduto con il calco. A completare l'opera furono la Zecca dello Stato e la Scuola d'Arte della Medaglia che, avendo a disposizione l'originale, hanno potuto modellare la copia con materiale plastico. Tutti i minimi particolari della statua originale sono stati fedelmente riprodotti, anche l'aspetto corroso del metello.


Una volta terminato questo modello si è passati alla fusione a cera persa indiretta con la stessa metodologia di V secolo a.C. rispettando anche il peso dell'originale (2600 kg) i modo tale che il basamento michelangiolesco potesse accogliere la copia senza problemi. La statua equestre è stata divisa in 31 parti, secondo la prassi nell'antichità, utilizzando una lega in bronzo. Una fase questa molto delicata che richiese tutta la straordinaria abilità dei fonditori. della Zecca. Subito dopo furono eseguite sabbiatura e cesellatura a mano. Infine fu applicata la patina che esalta il colore del bronzo. Le diverse parti della statua furono assemblate e definitivamente saldate.
Il risulutato fu una copia in tutto e per tutto fedele all'originale ma talmente elaborata e ben eseguita da poter essere considerata essa stessa un'opera d'arte da tramandare ai posteri.
Curiosità: un'antica leggenda narra che quando la doratura della statua ricomparirà del tutto allora la "civetta", ovvero il ciuffo di peli posto tra le orecchie del cavallo che sembra assumere proprio la forma del volatile) canterà annunciando il giudizio universale!










Nessun commento:

Posta un commento