L’occupazione del sito di Abido risale all’epoca predinastica, giustificandol’enorme importanza che il luogo rivestiva all’interno della religione e la mitologia egiziana. Abido era infatti considerato il luogo di sepoltura del dio Osiride. I sovrani delle prime dinastie avevano una sepoltura a Saqqara, vicinissima a Menfi, capitale dell’Egitto in quel periodo, ma costruivano una seconda tomba ad Abido in segno di devozione ad Osiride aumentando il prestigio del sito nei secoli.
Durante il periodo amarniano Abido venne abbandonata e per questo motivo Seti I volle rimediare a questo affronto nei confronti di una divinità tanto importate nella religione egiziana costruendovi un tempio funerario dedicato, oltre che al sovrano stesso, ad Osiride e altre grandi divinità del regno Ra, Amon, Ptah-Sokar e Iside, insieme a tutti i sovrani d’Egitto. Il tempio è uno tra i più belli per lo stato straordinario di conservazione in cui si trova e per i rilievi policromi tra i più belli del Nuovo Regno.
Durante il periodo amarniano Abido venne abbandonata e per questo motivo Seti I volle rimediare a questo affronto nei confronti di una divinità tanto importate nella religione egiziana costruendovi un tempio funerario dedicato, oltre che al sovrano stesso, ad Osiride e altre grandi divinità del regno Ra, Amon, Ptah-Sokar e Iside, insieme a tutti i sovrani d’Egitto. Il tempio è uno tra i più belli per lo stato straordinario di conservazione in cui si trova e per i rilievi policromi tra i più belli del Nuovo Regno.
Il tempio, in finissima pietra calcarea, ha una forma ad L. L’accesso era dato da un pilone, costruito dal figlio di Seti I, Ramesse II, e una corte, entrambi distrutti. Una rampa di scale in questa prima corte immetteva, attraverso un portico decorato da Ramesse II, qui raffigurato nell’atto di recare offerte alla dea Maat, Osiride, Iside e altri dei locali tra i quali è inserito anche il padre, ad una seconda corte che attualmente ha il ruolo di vera entrata al tempio. Una seconda rampa assiale conduce ad un altro portico con pilastri osiriaci su cui si aprono sette porte collegate tramite altrettanti corridoi alle cappelle in fondo al tempio.
LE SETTE CAPPELLE
Una sala ipostila con 24 colonne papiri formi è seguita da una seconda sala ipostila dove delle rampe conducono, nella parete di fondo, alle sette cappelle poste l’una accanto all’altra che formano l’area sacra. A destra le cappelle di Osiride, Iside e Horus, a sinistra quelle di Ptah, Ra-Harakthy e Seti I divinizzato. Davanti agli ingressi di questi santuari si trovano dodici semplici colonne prive di capitello. Tutti e sette questi ambienti hanno una falsa-porta situata nella parete posteriore che fungeva da ingresso fittizio al cenotafio posto sottoterra dietro il tempio, verso ovest. Solo la cappella dedicata ad Osiride aveva una porta che si apriva verso un settore retrostante costituito da due sale ipostile ciascuna con tre cappelle dedicate alla triade di Abido: Iside Osiride e Horus.
LA CAPPELLA DI PTAH – SOKARIS E NEFERTUM
Sulla parete sud della seconda sala ipostila si aprono due ingressi: uno immetteva nella cappella dedicata a Ptah-Sokaris e Nefertum.
LA SALA DEGLI ANNALI
L’altro ingresso dalla seconda sala ipostila conduce al corridoio degli Annali dove sono raffigurati Seti I e Ramesse II nell’atto di adorare i cartigli dei precedenti faraoni dalla prima dinastia fino a Seti I. Dalla sala degli Annali un corridoio ad esso perpendicolare sboccava ad una scala che conduceva sul tetto. Sempre dal corridoio degli Annali si accedeva alla sala dedicata alle barche solari e a quella per lo svolgimento dei sacrifici.
Alla morte di Seti I il tempio non era ancora completato e fu il figlio Ramesse II a portare a compimento i lavori e le decorazioni interne.
Il tempio unisce culto del sovrano defunto e culto della triade Osiride Iside Horus direttamente collegati ad Abido. In questo modo il faraone si assicurava offerte in eterno vista la lungimiranza del culto osiriaco. Inoltre il sovrano si associa direttamente ad Osiride accomunando la sua stirpe a quella del dio, cioè al dio Horus.
L’OSIREION.
E’ la tomba di Osiride costruita proprio nel luogo dove per tradizione e mitologia il grande dio degli inferi fu sepolto dalla moglie/sorella Iside subito dopo essere stato ucciso dal fratello e nemico Seth.
Il complesso costruito da Seti I consisteva in un pozzo profondo 10 metri che dava accesso al cenotafio. Da qui un lungo corridoio di 112 metri, in mattoni crudi, si sviluppa in senso ovest-est e presenta alla pareti una ricca serie di iscrizioni tratte dai più importanti testi sacri egizi come il Libro delle Porte, il Libro dell’Amduat e il Libro di ciò che accade nell’Ade. Alla fine del corridoio un’anticamera decorata con altri testi sacri conduce ad un piccolo corridoio perpendicolare al primo, sempre riccamente decorato e leggermente in discesa. Esso immette in una sorta di nartece superato il quale si arriva al sepolcro vero e proprio del dio, ovvero una sala rettangolare con dieci pilastri in granito rosa che sorreggevano il soffitto. Al centro della sala un’isola, circondata dall’acqua, nella quale sono scavate due fosse per il sarcofago e i vasi canopi. Questa zona allagata è circondata da un passaggio rialzato con in tutto 17 nicchie (6 per ogni lato lungo, 2 sul lato dell’entrata, 3 sul lato corto opposto). Dalla nicchia centrale sul lato opposto all’entrata di accedeva all’ultima sala dove, tra le altre rappresentazioni mitologiche, si trova anche quella della resurrezione di Seti I.
Questo cenotafio era dunque destinato ad accogliere il corpo di Osiride recuperato da Iside nel Nilo e deposto qui in segno non solo di sepoltura ma soprattutto di rinascita, come tutta la mitologia osiriaca vuole sottolineare. Il dio è simbolo di rigenerazione e direttamente collegato alla fertilità che in Egitto era sinonimo di Nilo ed inondazione, a cui Osiride è strettamente correlato.
Ma la funzione di questo complesso è anche un’altra: la ricostruzione della collinetta primordiale circondate dalle acque del Nun è un chiaro riferimento al momento della creazione del mondo. Da quella collinetta il demiurgo ha dato vita all’universo e, messo in relazione con un luogo di sepoltura, non può che suggerire il concetto chiavo di tutta la religione egiziana, quello della rinascita.
Ma la funzione di questo complesso è anche un’altra: la ricostruzione della collinetta primordiale circondate dalle acque del Nun è un chiaro riferimento al momento della creazione del mondo. Da quella collinetta il demiurgo ha dato vita all’universo e, messo in relazione con un luogo di sepoltura, non può che suggerire il concetto chiavo di tutta la religione egiziana, quello della rinascita.
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