mercoledì 25 maggio 2011

La catacomba di Priscilla, Roma

Situata sulla Via Salaria presso il Monastero della Suore Benedettine di Priscilla, è una della catacombe più grandi e conosciute di Roma MA purtroppo una della poche ad essere regolarmente aperte al pubblico.
La catacomba è il risultato di una fusione di vari nuclei indipendenti che con il tempo andarono a costituire un reticolo di gallerie in un periodo che va dal II al V secolo d.C.
Consiste in due piani:

I piano: è il piano superiore, detto ‘arenario’. Qui le gallerie sono diverse tra loro per larghezza, andamento e altezza, quote pavimentali, murature diverse, materiali e datazioni. Si tratta della fusione insieme di impianti scavati prima che divenisse una catacomba, quindi con scopi diversi. Le gallerie di arenaria erano infatti scavate per impianti idraulici. A questo piano si accedeva dalla campagna e non erano previste scale.

II piano: risale al IV d.C. e fu scavato interamente dai fossores (ovvero coloro che progettavano, scavavano, inumavano e decoravano, veri e propri padroni delle catacombe) a scopo funerario seguendo criteri di uso razionale e intensivo dello spazio, dunque secondo un progetto predefinito. Le gallerie, a differenza dell'arenario (I piano), sono più strette e rettilinee. Lo schema è quello a pettine con 2 gallerie principali e gallerie secondarie con le pareti riempite da pile di loculi tutti uguali. Solo su una galleria si aprono cubicoli, cioè tombe di privilegiati con volontà di autocelebrazione, una pratica diffusa nella mentalità dell'uomo romano, ma non sempre si tratta di gente di rango elevato. Secondo il Liber Pontificalis papa Marcello (IV secolo d.C.) avrebbe realizzato una catacomba sulla via Salaria che venne identificata con questo II piano. Con la costruzione di questo piano viene abbandonato l'accesso dall'arenario e vengono costruite delle scale.

Questi due piani sono collegati da un grande lucernario che serviva per la luce e l'aria ma anche per estrarre la terra e presenta tracce di gradini nel tufo e di decorazione.

L'intero cimitero consiste in 4 nuclei:

2 cimiteri comunitari e 2 cimiteri a carattere familiare che verranno ad avere un unico carattere comunitario quando i nuclei si fonderanno insieme.


I NUCLEO: Impianto funerario comunitario, arenario centrale.

Vi si accede attraverso una scala scavata negli anni '90 ricavata in una grotta in arenario, tutta in muratura con due rampe di scale e un pianerottolo intermedio. La rampa più bassa poggia su uno sperone di tufo mentre la rampa più alta e il pianerottolo sono costruiti con interro ricco di frammenti ceramici di fine II-inizio III d.C. (frammenti di sigillata A e C). Questa datazione coincide con altri elementi riferibili alle iscrizioni, elementi pittorici, decorativi, alle morfologie delle sepolture e ai bolli doliari di età di Caracalla (terminus ante quem). Il nucleo nasce come impianto familiare ma in seguito si aprono spazi per sepoltura che si aggiungono quando l'impianto entra a far parte del cimitero comunitario.
Nell'arenario centrale si trovano nicchioni per sarcofagi in muratura e intonacati:

-un nicchione con soppalco decorato a stucco che è purtroppo caduto ma ha lasciato l'impronta. Sono visibili le graffe di ferro del restauro dell'800.
Presenta due fasi di decorazione:
1. due immagini simmetriche di Pastori criofori (cioè in compagnia dell’agnello) in stucco in un ambiente bucolico, fiorito, idilliaco. E' un'immagine di salvezza che allude al Cristo.
2. la volta viene regolarizzata e l'affresco viene ampliato. Di questo resta solo una parte distinguibile nei tratti essenziali. Si trattava forse di due affreschi simmetrici:

Madonna con Gesù Bambino in braccio, (220-230 d.C.)
La più antica  immagine mariana fino ad ora conosciuta (prima del Concilio di Efeso nel 432 d.C. Maria è solo madre). La scena è comunque cristologica poiché Maria è vista come strumento per l'incarnazione del Cristo.
In alto due personaggi oranti che forse rappresentano i defunti sepolti lì accanto.
Accanto alla Madonna c'è un Profeta che indica la stella (vaticinio di Balaam o Isaia)
Il colore verde degli affreschi è dovuto alla variazione microclimatica e alla proliferazione di muffe dovute all'apertura del lucernario. Anche le graffe di ferro nell'intonaco hanno provocato un rigonfiamento delle stesse a causa dell'umidità.

- cubicolo della Velata, datato alla metà del III d.C. intorno al 260-270 d.C. presenta un soffitto piano e sepolture sulla parete di fondo. Il nome deriva dall'affresco nella lunetta di fondo che presenta una Donna con una tunica in atteggiamento orante e capo velato. Ai lati forse scene di vita della defunta.
Al centro della volta è raffigurato il Buon Pastore raffigurato con agnello sulle spalle tra due alberi sui cui sono appollaiate due colombe con ramoscelli d'ulivo. Ai piedi del pastore due pecore.
Altri episodi si riferiscono all'Antico Testamento: I tre ebrei salvati dal fuoco, il salvataggio di Isacco e quello di Giona dalla balena. Tutti episodi che raccontano la salvezza per mano di Dio. 


II NUCLEO: Zona del Cripto-portico, ipogeo non comunitario ma familiare.

Impianto funerario che si trova subito sotto l'arenario e che presenta caratteristiche diverse per vari aspetti.
Questo ipogeo, detto Cripto-portico, in una prima fase ebbe carattere familiare con un numero limitato di tombe. Prima dell'uso funerario era una grotta di arenaria rimasta isolata a causa di una frana e trasformata in cisterna per l'acqua. Poi fu creato un vero edificio in muratura coperto da 6 volte a crociera in calcestruzzo con  un unico spazio per un sarcofago.
L'ambiente era servito da una scala che faceva già parte dell'impianto idraulico e conduceva alla "piscina".

-Cappella greca (metà III d.C.) presenta iscrizioni in greco alle pareti ed è riccamente decorato in stile pompeiano. Ha tre absidi sullo sfondo con predella sulla pareti laterali su cui si è supposto potessero essere posti triclini (bancale posto sopra le sepolture per celebrazioni funerarie). Vi si trovano scene di Vecchio Testamento come  Daniele tra i leoni, i tre giovani nella fornace e Susanna accusata dai vecchioni e salvata dal profeta Daniele e di Nuovo Testamento come la Fractio Panis e Gesù che chiama Lazzaro fuori dalla Tomba.
Sulla volta scena di Banchetto con 7 personaggi. E' forse una allusione al banchetto ultraterreno a cui ci si augura di poter partecipare. Sull'arco sono rappresentati i Re magi. Lo stucco impiegato per questi affreschi era un materiale pregiato ma non adatto alle condizioni ambientali della catacomba.

- il Ninfeo (IV d.C.) è un cubicolo monumentale a pianta ottagonale inserito tra le gallerie di arenaria, destinato a sepolture importanti, forse di papi (Liberio) poiché il Liber Pontificalis testimonia di molte tombe di papi che però non sono state rintracciate. Si alternano nicchie quadrate e circolari, in un angolo c'è una mensa.


III NUCLEO: Eliodoro e Tyche, ipogeo comunitario.

E' il risultato dell'intenso sfruttamento del precedente impianto idraulico. Si tratta di due gallerie idrauliche in discesa su piani diversi. Quando venne realizzato l'impianto funerario non si fecero molti lavori. Le due gallerie si tagliano tanto che una aveva sfondato la volta dell'altra. Il passaggio non è originario, in precedenza c'era una piccola apertura che metteva in  comunicazione due impianti idraulici. Le gallerie sono strette e a sezione ellittica con nicchioni molto profondi e loculi uno dietro l'altro per ospitar molte sepolture. Questo nucleo si data all'inizio del III d.C.

IV NUCLEO: Ipogeo degli Acilii, a carattere privato.

Attraverso una scala ci si immette in un impianto idraulico con due gallerie e un ambiente rettangolare separato dalle gallerie. Si trattava di una grande cisterna d'acqua riadattata a cimitero familiare per gli Acilii Glabriones a cui apparteneva Priscilla e risalente alla metà del II d.C. Inizialmente ci sono solo due sepolture in due nicchioni, poi le tombe si estendono alle gallerie e alla cisterna, sotto i bancali e nel pavimento della cisterna durante il IV d.C. La cisterna era infatti diventata un luogo di celebrazione dei riti funerari e venne decorata con tessere musive e lastre di marmo. La volta presenta tracce di decorazione.


CORPUS EPIGRAFICO CRISTIANO DI ETA' PRE-COSTANTINIANA. (ICUR-Incriptiones Christianae Urbis Romae)

In base alla testimonianze epigrafiche della catacomba è stato raccolto un corpus consistente e omogeneo sia per contenuti che per tecnica esecutiva e forme tanto da poter parlare di “epigrafia priscilliana” (De Rossi).
Più di 300 epigrafi rubro-picte (dipinte in rosso), molte ancora in situ, si dividono in latine (più di 200) e greche (circa 100), queste ultime in una percentuale molto alta poiché il greco è lingua ufficiale della chiesa fino al IV d.C. ma si testimonia comunque la latinizzazione della lingua ufficiale.
Queste epigrafi provengono da nuclei preesistenti, molte dall'arenario, dal criptoportico e dai nuclei di origine idraulica.
Si tratta in maggioranza di iscrizioni "neutre", cioè prive sia di una specificità cristiana che pagana.
La maggior parte hanno solo il nomen singulum del defunto al nominativo, più raramente al genitivo o al vocativo.
Molti sono i cognomina singula, seguiti da i duo nomina e tria nomina (in percentuale minima). Nel corso del IV d.C. scompare prima il prenomen e poi il gentilizio. Ciò si spiega con il fatto che la maggior parte della comunità era di umili condizioni.
Nello specifico cristiano rientrano le cosiddette espressioni ireniche (dal greco eirene che vuol dire “pace”) come “pax tecum” e “pax tibi” con corrispondente greco. Pax era la formula di saluto tra i fratelli della comunità, qui rivolta al defunto e a volte sostituita da vale. Formule più elaborate sono “in pace” o “in pace et in refrigerium” (cioè il banchetto che si augura al defunto nell'aldilà). Vengono cristianizzate formule acclamatorie pagane a contenuto escatologico come “vivas in deo”.
Non mancano i simboli cristiani per eccellenza come l'ancora che simboleggia l'arrivo in un porto sicuro, il pesce, talismano contro le forze del male e simbolo dell'acqua, palmette e saette.
L'onomastica rispecchia la religiosità cristiana: nomi come Felicitas, Vericundus, Filumena esprimono la fede della comunità.





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