Nel novembre del 1922 Howard Carter fece una delle scoperte più incredibili della storia dell'archeologia e dell'egittologia. La scoperta della tomba di Tutankhamon resta ancora una delle avventure più travolgenti del mondo dell'archeologia. Rispetto al passato però nuove rivelazioni dimostrerebbero che in realtà le cose andarono diversamente da quanto si è saputo fino a non molto tempo fa e che la versione della scoperta fu in realtà progettata a tavolino da Carter stesso.
Molte incongruenze porterebbero a pensare che ciò che fino ad ora era stato dato per certo sia in realtà frutto di macchinazioni.
LA STORIA UFFICIALE DELLA GRANDE SCOPERTA
La versione ufficiale giunta fino a noi si basa esclusivamente sugli appunti e i ricordi di Carter stesso:
il 3 novembre 1922 Carter stava scavando nella Valle dei Re presso la tomba di Ramesse VI. Il giorno seguente affiora finalmente un gradino, in tutto vengono portati alla luce 16 gradini che conducono ad una porta con i sigilli apparentemente intatti. Carter pratica un foro abbastanza grande per poter guardare all'interno e vede un'altra porta. A quel punto i lavori vengono interrotti in attesa di Lord Carnarvon, in quel momento in Inghilterra. Quando il 24 novembre i due tornano sullo scavo Carter si accorge che i sigilli in realtà erano stati riparati in chissà quale momento del passato e che dunque la tomba era stata violata già in antichità. Una volta giunta alla seconda porta Carter pratica un altro foro ed è lì che pronuncia la sua famosa frase "cose meragliose". Il corredo funerario appariva in disordine, sicuramente a causa del passaggio dei ladri. Il loro dovere a quel punto è avvertire il commissario egiziano e solo dopo la porta viene abbattuta. La vera camera sepolcrale però fu trovata qualche ora più tardi e Carter la lasciò inviolata per aprirla solo dieci settimane più tardi con la scusa di voler mettere prima ordine nell'anticamera.
E' il 16 febbraio del 1923 quando Carter si trova finalmente davanti al magnifico sarcofago di Tutankhamon ma prima di aprirlo andavano catalogati i reperti trovati fino a quel momento e spediti al museo del Cairo. Solo il 29 novembre del 1923 si cominciò ad aprire i vari contenitori al cui interno c'era il vero sarcofago e fu nel 12 febbraio del 1924 che Carter si trovò finalmente faccia a faccia con il giovane faraone.
Questa era dunque la versione ufficiale basata sul racconto dell'archeologo.
FURTI E DEPISTAGGI.
In realtà alcuni documenti proverebbero che Carter abbia manipolato foto e resoconti di scavo con lo scopo di ingannare le autorità egiziane e portare quanti più tesori possibili in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Difatti all'epoca l'Egitto, pur essendo un protettorato inglese, aveva affidato l'amministrazione delle antichità ad un egittologo francese, Pierre Lacau. Non va poi dimenticato che a quel tempo l'Egitto riscopriva la sua vena nazionalista. Tutto ciò, secondo quanto riporta Carter, fu un grave ostacolo e la sua fu un'acerrima lotta contro le istituzioni che alla fine ebbero la meglio: il tesoro di Tutankhamon restò al Museo del Cairo.
In realtà non fu esattamente così poichè oggi si scopre che molti musei possiedono oggetti provenienti da quel tesoro che Carter e suoi collaboratori fecero opportunamente "sparire" senza permesso. E' il caso di un ushabti in faience con il nome di Tutankhamon esposto al Louvre, o delle due teste di falco in oro al museo di Kansas City che Carter donò al suo dentista!O ancora alcune perle di ceramica blu che Carter si era messo in tasca e che regalò alla sua segretaria e ora finite in un museo tedesco che le aveva acquistate ad un'asta. Altri regali furono fatti al re Fouad I e ad un magnate del petrolio americano. Il Metropolitan di New York possiede circa 20 reperti, qualcosa è anche al Brooklyn Museum e a Cleaveland ma non tutti i musei acconsentono a dare informazioni sulla provenienza di tali oggetti.
Anche Lord Carnarvon non fu da meno. Questi però voleva roba "non timbrata" cioè non identificabile. Carter rischiò anche di essere preso con le mani nel sacco quando tentò di trafugare un busto del faraone ma riuscì per sua fortuna ad evitare lo scandalo.
Ma al di là di questi furti il peggio, se vogliamo, sta nel fatto che Carter abbia potuto mentire sulla vera dinamica della scoperta e dei furti avvenuti in antichità ingannando generazioni di studiosi e appassionati. Pare infatti che Carter sia penetrato nella camera del sarcofago molto prima che questa fosse ufficialmente aperta, e che fu egli stesso a murarla nuovamente apponendo dei sigilli antichi. Una spiegazione ad un tale comportamento sarebbe quella che all'epoca era stabilito che se una tomba fosse risultata intatta i reperti sarebbero andati unicamente all'Egitto, se la tomba era stata violata allora era prevista la partecipazione degli scavatori. Un movente più che plausibile che lascia pensare che fu proprio lui a simulare gli antichi saccheggi.
Non è finita. A quanto pare la scoperta della tomba risale a qualche anno prima del 1922 e se nel resoconto ufficiale Carter attende Lord Carnarvon per penetrare all'interno, in realtà la porta fu abbattuta in precedenza e poi il tutto fu murato di nuovo. Quanto all'informare le autorità prima di penetrare all'interno, anche qui falsità. Lo stesso Lord Carnarvon riferisce in un suo manoscritto che una volta aperto un varco tutti si precipitarono all'interno e penetrano anche nella camera funeraria.
A questo punto sembra ormai chiaro che tutti questi indizi, prima inspiegabilmente ignorati, portano a concludere che Carter non solo esagerò alcuni dettagli dei suoi resoconti ma addirittura mise in piedi delle vere e proprie bugie con lo scopo di beffare le istituzioni e “disperdere” il tesoro del faraone bambino.
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